LA DISFAGIA

Conoscere e trattare i disturbi della deglutizione

1. COS’è LA DISFAGIA

Per disfagia s’intende una difficoltà della progressione del cibo (bolo) solido o liquido dalla bocca (cavo orale) allo stomaco. Molte sono le strutture anatomiche coinvolte in questo processo (labbra, lingua, palato, denti, epiglottide, faringe, trachea, esofago) ed è necessaria la loro coordinazione per eseguire con sicurezza la deglutizione.

2. COSA SUCCEDE IN CASO DI DISFAGIA?

Quando c’è un’alterazione della muscolatura orale e faringea, il rischio che il bolo imbocchi la via respiratoria, anziché quella alimentare, è alto. Se la persona ha un buon riflesso della tosse, riuscirà a espellere il cibo entrato nelle vie respiratorie e, con una successiva deglutizione, a convogliarlo nell’esofago. Nelle persone con alterazione della sensibilità faringea, esofagea o della trachea, la presenza del cibo nelle vie respiratorie non viene avvertita e quindi il cibo arriverà ai polmoni senza che la persona tossisca. Non è quindi vero che il soggetto che non tossisce non è disfagico. È proprio in questi casi che si possono avere gravi conseguenze come polmoniti (dette ab ingestis).

I SINTOMI CHE PIù SPESSO RITROVIAMO NELLE PERSONE CON DISFAGIA SONO:

  • Perdita di saliva dalla bocca durante i pasti
  • Tosse
  • Deglutizioni ripetute
  • Tendenza a sputare i cibi e/o rigurgiti
  • Voce roca
  • Tendenza a mantenere il cibo in bocca
  • Prolungamento dei tempi dei pasti
  • Respiro irregolare
  • Calo di peso

Molte sono le figure professionali che si occupano di formulare la diagnosi di disfagia (medico, logopedista, dietista, nutrizionista, infermiere) e la conseguente cura e gestione. Si valuterà, quindi, se la persona potrà alimentarsi per bocca oppure se sarà necessaria un’alimentazione alternativa mediante Sondino-Naso-Gastrico (SNG) o con Gastrostomia Endoscopica Percutanea (PEG).

3. ALIMENTAZIONE PER BOCCA

Se l’alimentazione per bocca può essere garantita senza rischi, sarà necessario modificare la dieta della persona escludendo cibi a rischio per disfagici. Talvolta è utile l’adozione di un diario alimentare che segnali le quantità di alimenti assunti, i tempi di alimentazione e la collaborazione della persona. Si cercherà di favorire l’assunzione di cibi che il paziente gradisce e che riesce a deglutire. Frequentemente il paziente ha già escluso da solo dalla dieta gli alimenti che fatica a deglutire favorendone altri che l’infermiere può arricchire.

  • Se disfagia ai liquidi: addensare i liquidi e/o assumere acqua gelificata
  • Se disfagia ai solidi: scegliere una dieta adeguata consigliata da dietista e nutrizionista

Per avere tutte le informazioni necessarie su come riconoscere e trattare questa patologia scarica la nostra guida pratica destinata a pazienti e famigliari.